
Elle – Paul Verhoeven – 2016
Elle e la violenza che diventa un gioco perverso ed ambiguo
Elle è Michèle, donna di successo, manager di un’innovativa e fin troppo sfacciata azienda di videogiochi virtuali, madre algida ma presente, suocera dalla lingua tagliente, ex moglie amichevole ma non per questo meno vendicativa ed amante occasionale del marito della sua migliore amica.
Ma elle è anche la figlia di un padre dalla storia troppo ingombrante ed indigesta, un serial killer che 40 prima l’ha resa semi-complice dei suoi efferati delitti lasciandola con il capo coperto di una cenere troppo pesante da trasportare per tutta l’esistenza. Ed un giorno elle diventa nuovamente vittima, questa volta di uno sconosciuto che con il volto coperto entra nella sua elegante ed immacolata casa per aggredirla e violentarla.
La sua reazione è però il contrario di ciò che ci si possa aspettare. Il suo sguardo rimane glaciale e fermo, come il vino che berrà nel raccontare l’esperienza ai suoi stessi amici, ed i suoi modi divengono ancora più, determinanti, audaci, vendicativi soprattutto quando inizia a ricevere strani ed ambigui messaggi dal suo stupratore. Anziché barricarsi nel terrore, prende letteralmente armi e coraggio per affrontare la violenza subita, trasformandola e stravolgendola completamente in un gioco perverso, ambiguo, disturbante.

Elle ed il gioco tra vittima e carnefice che sfugge di mano
Portare sullo schermo un risvolto narrativo di questo tipo è un atto coraggioso, rivoluzionario ma non sempre vincente. Ed il gioco messo in scena tra vittima e carnefice può facilmente sfuggire di mano. Succede.
Se l’anonimato del carnefice e l’inspiegabilità dei suoi messaggi provocatori hanno la capacità di mettere efficacemente tensione nella storia, lo svelamento della sua identità non può che sottrarre interesse, relegando il gioco di seduzione e perversione da lì in poi a qualcosa di scialbo, insignificante, quasi ridicolo.
Isabelle Huppert chiusa nella sua aurea borghese e ponderata, stride con ciò che ci si “aspetta di vedere sullo schermo”. Nessun dolore, nessuna emozione, nessuna vera vendetta, solo una tiepida ed incerta passione che rimane però a mezza via, appesa, al di là di un vetro, proprio al di là di quello schermo, senza mai raggiungere realmente lo spettatore.
Voto 6.5/10
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