
Inception – Christopher Nolan – 2010
Inception, Nolan e gli usurpatori dell’inconscio altrui
Cosa si potrebbe mai rubare di più prezioso ad una persona? Le idee. Dom Cobb è il migliore in questa sottile arte di usurpatore dell’inconscio altrui. E questa opportunità non sfugge a Saito, industriale giapponese, che nella sua scalata al potere ha solo un ostacolo: Robert Fischer Jr, figlio di un magnate da cui erediterà a breve tutto il suo patrimonio dato che il padre è ormai in fin di vita. Dom Cobb è l’unico in grado di inserirsi nei suoi sogni ma questa volta non per rubare ma per iniettare indelebilmente un’idea – distruggere l’impero di famiglia- che si radicherà naturalmente nella sua mente per sempre. In cambio Saito offre a Cobb la libertà di rientrare negli Stati Uniti, dove è tutt’ora ricercato per omicidio, per un’oscura vicenda accaduta anni prima.
Complichiamoci l’esistenza, distruggiamo le poche sicurezze maturate e inerpichiamoci con la mente in assurde congetture. Ad accompagnarci su questa montagna inesplorata della psiche è Christopher Nolan. Lo stesso che ci ha frantumato la memoria in Memento e intrappolato la mente in The Prestige.
Christopher Nolan è davvero l’unico che ci riesce. Crea e distrugge mondi, mette in dubbio le concezioni più radicate ma soprattutto riesce a tenere lo spettatore incollato in ogni sua follia cinematografica.

Nolan con Inception naviga nelle menti come un comandante esperto per magnificarci, estasiarci e illuminarci o semplicemente per confonderci e inquietarci
In Inception tutto è fuorché reale e nel contempo tutto è follia. Sono fittizie le grandi architetture create con un solo sguardo da Ariane, l’architetto che insieme a Cobb crea dei mondi nei subconsci altrui, sono fallaci le dimensioni e le sensazioni, addirittura il sistema gravitazionale segue le leggi di Mister Nolan. Tutto ciò che succede in questi tre stadi, il sogno dentro il sogno del sogno, da esplorare e raggiungere per iniettare l’idea è un parto onirico di questo semi Dio, cui sembra potere tutto.
Ma il resto è tutto vero. La dissacrante manipolazione della mente (quella dello sfortunato Robert Fischer Jr o la nostra?), l’inquietudine della vita stessa (quella di Cobb e della moglie suicida tormentati e relegati in un subconscio così raso e alienato o la nostra?) e la sottile linea che trasforma un sogno in un incubo. Pensiamo che solo il risveglio può liberarci, ma dopo aver visto Inception ne saremo ancora così sicuri?
Nolan sa fare fantascienza senza troppi effetti speciali, utilizzando sapientemente gli strumenti del vero cineasta. E Inception è una pellicola che rende bene questa sua visione: realizzare un action movie districandosi anche tra il melodramma ed la spy story più spicciola.
Come lui stesso asserisce “un’idea installata nella nostra mente rappresenta il parassita più resistente e potente” e Nolan mira e centra l’obiettivo. Naviga nelle menti come un comandante esperto per magnificarci, estasiarci e illuminarci o semplicemente per confonderci e inquietarci. E ci riesce, ci riesce bene.
Voto 8/10
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