
Valzer con Bashir – Ari Folman – 2008
Una danza di rabbia che racconta guerra
E’ quasi apocalittico trovarsi di fronte ad innocui immagini animate che possono tuttavia raccontare emblematicamente un conflitto duro e cruento, come quello vissuto in Libano negli anni ottanta.
Ari Folman, regista israeliano e autore di questa pellicola che si aggiudicò il Golden Globe 2009 per il miglior film straniero, ha voluto comunque sperimentare questa tecnica. E aggiungo anche con successo. Narrando un viaggio a ritroso tra racconti e testimonianze di quello che successe sul territorio libanese ma più di tutto cosa successe nell’animo e nella mente della gente.
Un incubo che inizia con un sogno ricorrente che un amico del regista gli confida: 26 cani feroci che cercano di inseguirlo. Dietro c’è l’incubo personale vissuto da questo primo testimone nei suoi giorni di militanza al conflitto. Da quel momento Folman si interroga sulla propria esperienza diretta con questa guerra. E non ne trae neanche un ricordo. Eppure è successo. E’ successo il massacro di Sabra e Shatila del 1982, i due campi di rifugiati palestinesi a Beirut e sono veri gli orrori che ne conseguirono.

Un documentario corale di un incubo chiamato guerra
Il regista tenta, tramite racconti di ex commilitoni, di far affiorare flashback a piccoli stadi, trasformando l’opera in un vero documentario corale. L’intento del regista non è stato di portare un opera di straordinario potere visivo al suo pubblico ma di dare un contributo forte e deciso alla memoria del popolo libanese portando qualche riflessione in più anche su un conflitto millenario come quello israelo-palestinese.
Il film rincorre sempre qualcuno che possa raccontare, che possa ricordare e che possa far luce, come se di questo conflitto non fosse rimasto più niente, quasi che il popolo lo avesse voluto estirpare dalla mente. E invece Folman dice no. Non punta il dito ai colpevoli – il suo stesso popolo per inteso – ma innalza le voci silenziose di chi c’era e ha visto, oltre che subito. Perché comprendendo meglio i propri errori e analizzandosi si possa lavorare al meglio per costruire una società più democratica e libera.
Il film si racconta in una scena, quella del soldato che danza un lungo e tragico valzer sotto scintillanti proiettili, in mano un mitra e davanti a lui la locandina di Bashir Gemayel, il presidente ucciso in un attentato nel 1982. Una danza di rabbia che può essere ballata solo con le stesse carte dei suoi nemici. Le armi.

Voto 8/10
#memoriacollettiva #danzadirabbia #incubodellaguerra